Riflessioni di fine progetto “Ascoltare Imparare Socializzare”

E’ stato un anno lungo, intenso, difficile perché vicende personali e familiari hanno rallentato e, a tratti, interrotto un’avventura straordinaria. Ho letto a bambini della scuola primaria, della scuola dell’infanzia, ad adulti con disagio psichico, a bambini e adulti con disabilità mentale. Un’esperienza che ha aperto mille porte mettendomi in contatto con realtà poco conosciute, ma funzionanti e funzionali a inserire la persona con bisogni speciali nell’ambito sociale e lavorativo più consono.

Ad Assisi il primo incontro con la terza elementare della Scuola Papa Giovanni XXIII è stato così sorprendente in termini di risposta da parte della intera classe, che il progetto stato protratto fino alla fine dell’anno scolastico, bel oltre gli otto incontri previsti. Non avrei  immaginato che i bambini chiedessero alle insegnanti di continuare questo bellissimo viaggio con me fino alla quinta elementare. E così sono diventata la maestra Gabriella! Gli incontri hanno permesso alle insegnanti di migliorare e diversificare l’azione educativa.

A Todi la lettura ad alta voce ha coinvolto tre donne con disturbi psichici che vivono insieme in una residenza protetta. Ogni incontro di lettura inizia all’ingresso, in quello spazio fisico e temporale, nel quale ha inizio la relazione. Sono sempre attenta al modo con cui i partecipanti entrano nella stanza, dove si siedono, quale è la postura che utilizzano per l’ascolto. In questo caso, si è passati dalla presenza di un corpo unico (le tre donne sedute vicine con il cappotto addosso, pronte ad uscire), in cui la comunicazione era affidata a quella più abile e le altre due rispondevano come un eco, a tre individualità con autonoma espressività. .

A Terni gli incontri hanno coinvolto i bambini con i genitori, rendendo il setting completamente diverso per le dinamiche relazionali. L’effetto più bello è stato il progressivo coinvolgimento di un’adolescente con ritardo mentale e disturbo dello spettro autistico, che è passata dall’ascoltare la lettura fuori della stanza con addosso il giaccone, ad entrare, mettersi comoda, e infine partecipare arrivando a fare battute di spirito sulla sua operatrice. Da questa straordinaria esperienza è nato l’invito a conoscere “La Casa del Giovane” di Piediluco che ospita adulti in carico ai servizi territoriali di salute mentale. Ho visitato il laboratorio della carta e ho letto per loro portando fuori emozioni sopite, che sono state accolte, elaborate dal gruppo e restituite arricchite di senso. L’incontro ha generato, a sua volta, l’invito ad inaugurare la Casina dei Libri, una sorta di book-crossing, nei giardini pubblici intitolati a don Mario Baciarelli, fondatore della Casa del Giovane.

Grazie ad Andrea Tonucci, presidente dell’AVI Umbria, sono entrata in contatto con la cooperativa ACTL di Terni che gestisce due centri diurni: Arcobaleno e Macondo. Con loro ho fatto quattro incontri che hanno avuto grandi risposte. I gruppi, eterogenei per capacità cognitiva e relazionale, avevano una caratteristica comune, ossia la presenza di una figura leader che favoriva la comunicazione con me che leggevo. Nonostante gli educatori avessero partecipato alla formazione online di inizio progetto, hanno richiesto un ulteriore incontro di approfondimento e condivisione di quanto da loro sperimentato e che non era mai emerso prima.

A Narni gli incontri hanno visto la partecipazione di tre adolescenti con sindrome di Down e di un bambino autistico scarsamente verbale il quale, contraddicendo le anomale convinzioni sulla neurodiversità, è stato quello che ha preso la leadership della comunicazione, usando i suoni e i gesti quando non poteva con le parole. Anche qui si è realizzato un piccolo miracolo perché l’esperienza è passata di bocca in bocca fino a raggiungere i Servizi Sociali del Comune e dare l’avvio ad un nuovo progetto rivolto a bambini della scuola dell’infanzia, a sostegno dell’azione pedagogica delle insegnanti.

A Marsciano mi sono confrontata con la “normalità” in quanto il gruppo era formato da persone anziane facenti parte dell’UniTre e da bambini. La lettura ad alta voce come mezzo relazionale agisce su tutti, indistintamente, e anche qui non è mancata l’emozione nascosta, ricacciata nel profondo, che prepotentemente è riaffiorata alla coscienza ed è stata accolta.

Ringrazio la Chiesa Valdese per aver finanziato questo progetto, Valentina Mastrini dell’associazione Travelogue per l’organizzazione e per tutte le incombenze burocratiche e amministrative, Nicola Cirocchi per la documentazione fotografica e tutti i partecipanti che hanno reso ancora più ricco il mio bagaglio di esperienze.